Il trasporto dei miti

Il Teatro dei Borgia nel 2017 con Medea per strada ha aperto un nuovo orizzonte di ricerca sul mito e sul tragico nella contemporaneità, lavorando – come da sempre nello stile della compagnia – in un serrato confronto tra la lezione dei classici e l’analisi scrupolosa della realtà attuale.
All’interno della polis greca, la fruizione della tragedia era un rituale esperienziale e collettivo di elaborazione di un coscienza condivisa: l’evento avveniva all’interno di una dimensione emotiva e conoscitiva estremamente più profonda e totalizzante rispetto a quella che oggi può essere la canonica funzione di uno spettacolo teatrale. Il pubblico di allora – il demos – non era ovviamente esposto, come noi oggi siamo, a un quotidiano bombardamento di narrazioni e suggestioni generate dai supporti tecnologici: la dimensione degli eventi teatrali antichi era in proporzione superiore a quella che oggi conterebbe un concerto rock, la durata e le modalità dell’evento erano analoghe a quelle di una giornata di viaggio, lo spostamento per raggiungere il teatro richiedeva il tempo del cammino, a teatro si mangiava, si beveva, si pregava; le tragedie prevedevano canti, mantra ritmici e forme di stimolo ad una reazione attiva e partecipe del pubblico per una durata assai superiore alle nostre consuetudini. I personaggi e le vicende appartenevano a un patrimonio culturale condiviso, il mito: un territorio di mezzo tra la religione e la fiction, il credo e la narrazione. I temi condensavano in un plot drammatico le problematiche etiche, civili, religiose del momento, in quello che tuttora rimane forse uno dei più intensi e sintetici riti di elaborazione di una coscienza collettiva nel mondo occidentale.
Come costruire qualcosa di simile, oggi, per il pubblico teatrale e con i mezzi del teatro? Da questo quesito e dall’esperienza di Medea per strada discende il progetto Il trasporto dei miti, che va a incardinarsi in un orizzonte di ricerca che si svolge secondo un preciso itinerario creativo:

  • Costruire un’analogia tra un personaggio della mitologia classica ed un suo corrispettivo iconico nella contemporaneità urbana, metropolitana, mediatica (es.: Medea –Straniera, Eracle – Barbone, Filottete – Infermo);
  • Individuare una tematica socio – politica cogente nella contemporaneità, da approfondirsi e sviscerarsi, anche attraverso esperienze dirette sul campo degli artisti nelle fasi di studio per la preparazione e il contatto diretto con le realtà istituzionali e associative che operano negli ambiti che si vanno ad approfondire;
  • Costruire una performance d’arte contemporanea che rompa il meccanismo canonico di rapporto scena/platea alla ricerca di una modalità esperienziale per gli artisti e per gli spettatori, il più possibile analoga a quella dello spettatore tragico dell’antichità.

L’obiettivo finale è dunque quello di produrre dei lavori che vengano messi in scena in modalità e luoghi inusuali: furgoncini, imbarcazioni, ascensori, grattacieli, ospizi, ospedali, strutture sportive, siti urbani dove il pubblico venga trasportato: come già sperimentato con Medea per strada, lo spettatore compie così un tragitto inaspettato che lo mette in una condizione di non passività in cui l’ambiente reale viene sublimato in una dimensione spazio-tempo poetica e straniante.

I Laboratori

Sono un luogo di formazione e ricerca, dove incontriamo gli attori più in linea con il percorso poetico che stiamo facendo, che prevede la disponibilità ad un coinvolgimento nel processo creativo oltre i limiti canonici della professione, anche con esperienze sul campo, studio, approfondimento e redazione di materiali testuali. Attori disposti a vivere la performance come un’esposizione
anche rischiosa dei propri contenuti umani.

I Cabaret Storici

E‘ cominciato tutto da una importante collaborazione con il Teatro Nazionale della Croazia Ivan de Zaic, nella città di Rijeka ( Fiume – Croatia ), teatro in cui risiede la compagnia del Dramma Italiano di Fiume.
L’idea era di dare origine a un trilogia di “cabaret” che vogliono essere una riflessione critica, compiuta attraverso la chiave dell’ironia, sulla Storia, la politica e i costumi italiani a partire dai primi anni del 900.
Poi, man mano che il progetto di ricerca artistica di TB si andava delineando, anche attraverso il lavoro di approfondimento sui miti greci e sulla loro attualizzazione, la riflessione sulla Storia dai primi del 900 ha cominciato ad allargarsi a tematiche di carattere civile e umanistico.
Nasce così la trilogia die Cabaret Storici.
Il progetto ha permesso l’incontro di professionalità e mondi teatrali differenti e distanti tra loro ed offre una lettura della storia compiuta attraverso un prisma assai variegato.
Il primo spettacolo della trilogia, prodotto nel 2017, è stato Cabaret D’Annunzio. Attraverso il racconto della vita di uno dei personaggi scomodi e inqualificabili della storia italiana, Cabaret D’Annunzio inaugura un genere teatrale che ha due fondamentali radici di base: una è la commedia brillante e il teatro di avanspettacolo, di cui nei passati decenni l’Italia è stata una brillante e originalissima fucina; la seconda è senz’altro il teatro brechtiano.
In uno spettacolo che coniuga musica e prosa, poesia e biopic, dramma didattico e musical, azione e narrazione, il Cabaret si muove con grande agio tra un genere e l’altro, creando una miscela esplosiva che diverte e fa riflettere, istruisce e sorprende, nel tentativo grandioso e impossibile che il teatro ha sempre sentito come suo specifico: cambiare il corso e la lettura della storia.
Il progetto di collaborazione con il Teatro Ivan De Zaic di Fiume, ha dato alla luce il secondo spettacolo del ciclo: Cabaret Sacco e Vanzetti. L’immigrazione, il pregiudizio razziale, la giustizia, sono temi che solcano le coscienze di tutti e fanno parte della storia del 900, si mischiano agli eventi e ai rappresentanti politici del secolo scorso ed entrano così a far parte del progetto die Cabaret. Per questo TB, nel solco del proprio impegno sul fronte dell’arte civile, decide di raccontare la vicenda di due migranti italiani vittime e simbolo di ogni discriminazione e ingiustizia.
Dietro l’ambigua denominazione di ‘Cabaret’ si nascondono la volontà di creare spettacoli riflessivi, che ci aiutino con la leggerezza a fare i conti con la nostra storia, troppo spesso rielaborata dalla collettività attraverso le dinamiche rituali del capro espiatorio e il desiderio artistico di scavare nell’avanspettacolo, ovvero in quella forma di teatro quasi dimenticato intarsiato di luci e ombre, musica e leggerezza apparente, quanto nel teatro brechtiano.
Attualmente è in lavorazione il terzo e ultimo Cabaret completa il ciclo con un approfondimento sull’uomo attraverso la Storia: Cabaret Mussolini è un‘indagine sull’Italia, sugli italiani, su noi stessi.
In Italia riemerge ciclicamente la questione se stia o meno tornando il fascismo: e si attribuiscono sovente ai leader dai tratti caratteriali più decisionisti – da De Gasperi a Segni, da Craxi a Berlusconi, da Grillo a Salvini – preoccupanti somiglianze con la figura di Mussolini. Oggi, per via dell’affermazione politica dei nuovi populismi, il tema è di prepotente attualità.
Il Mussolini di questo progetto, impersonato da Elena Cotugno, diventa per paradosso l’Italiano per eccellenza, la macchietta del maschio rovesciata in donna, l’oggetto di uno studio analitico, antropologico, psicologico e comportamentale su alcuni tratti dell’italianità che riconosciamo in noi stessi e nei nostri connazionali, con l’ausilio di quella distanza che l’interpretazione di un’attrice donna, il tempo e la storia ci concedono per una migliore messa a fuoco.

Shakespeare in the Castle

LA FORMAZIONE COME PRIMO RICORDO DELL’ INFANZIA ARTISTICA:

Abbiamo sempre dato un valore inestimabile alla formazione di un attore.
La formazione è stato il primo seme che ha fatto germogliare la nostra vocazione teatrale, il battesimo che ha dato inizio alla vita artistica che conduciamo.
I nostri maestri hanno lasciato il loro segno. Il metodo di lavoro che abbiamo ereditato ha prodotto numerosi parti artistici, ma è stato anche oggetto di molti conflitti interiori, incontri illuminanti e separazioni dolorose.
Il metodo pedagogico di formazione si evolve con noi e con i nostri cambiamenti: riusciamo a trasmettere il nostro bagaglio formativo soltanto attraverso una continua posizione interiore di domanda.
La “formazione attorale” è una definizione che per noi contiene molteplici e contraddittorie verità.
È il primo “ricordo d’infanzia” e come tale ce lo portiamo appresso.
L’attività di formazione, specie nei primi anni di vita della compagnia, ha occupato la maggior parte delle nostre ore di lavoro, e adesso, che il lavoro sta prendendo nuove direzioni, ci sembrava che qualcosa sarebbe mancato, e dunque abbiamo deciso di dedicargli un intero festival.
Il ritorno del sole dal lungo viaggio invernale ci ha fatto pensare alla primavera come stagione ideale per svolgere le attività all’aperto, nei castelli e nella masserie di Puglia.

IL FESTIVAL

Shakespeare in the Castle è un festival annuale di celebrazione del bardo, che si svolge in luoghi di formazione teatrale non convenzionali in un gemellaggio tra attori inglesi e italiani.
Shakespeare in the Castle è un’iniziativa realizzata in accordo con il dipartimento di Performing Arts del South Essex College of Arts and Technology ( Southend on sea, U.K.), in cui artisti-allievi italiani e inglesi, guidati dal direttore artistico del progetto Gianpiero Alighiero Borgia e dai docenti del College, Vanessa Dunley e Alessandro Sciusco, lavorano alla composizione drammaturgica e alla messa in scena di spettacoli tematici sui personaggi shakespeariani.

Parte strutturale dall’azione progettuale Shakespeare in the Castle è un laboratorio di avvicinamento rivolto ai ragazzi delle scuole di indirizzo linguistico e degli istituti di certificazione di lingua, accompagnati da un operatore teatrale per la formazione alla scoperta dello spettacolo dal vivo.
Il festival è al quarto anno di vita e si svolge tra maggio e giugno.
Le attività principali si concentrano sulla formazione di allievi-attori attraverso la traslazione in chiave contemporanea di opere scespiriane e allestimenti “Site Specific”.

L’esperienza è rivolta anche al pubblico: le prove e i laboratori sono aperte agli studenti di scuole di lingua del territorio, seguiti dai docenti dei corsi.

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