FÊTE DE LA FRONTIÈRE

ideazione Elena Cotugno Comaneĉi e Gianpiero Borgia
regia Elena Cotugno Comaneĉi
parole Matei Vișniec
con Raffaele Braia, Elena Cotugno Comaneĉi, Serena Di Gregorio, Sabino Rociola, Valerio Tambone
produzione TB/Teatro dei Borgia Artisti Associati-Gorizia con il sostegno di IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia
DURATA: 75’’

“NOI SIAMO LA SOMMA DEI CONFINI CHE ABBIAMO ATTRAVERSATO”

Una volta Matei, l’autore di questa drammaturgia, mi ha raccontato una storiella divertente: Ci sono un francese e un rumeno. Il rumeno si è trasferito in Francia negli anni ‘80 e adesso vive un po’ qui e un po’ lì. Allora il francese gli chiede: “ma tu, dov’è che ti senti più a casa? In Francia o in Romania? E il rumeno risponde: “Sull’ aereo”. Cosa avviene nella storia di un popolo, quando questo popolo ha una storia segnata da confini? I confini sono luoghi che hanno un fortissimo legame con la Geografia, con la Politica, con la Storia, con molte vicende di guerra. Sui confini, hanno luogo ancora riti, usanze, e feste di intere comunità, sempre meno popolose, che conservano i riti perché conservano la memoria e con la memoria cercano di preservare l’identità. In questo spettacolo compositivo, Matei scrive storie di doganieri ucraini e di cecchini jugoslavi, cameriere serbe che vivono al confine tra Belgio e Olanda, migranti che si perdono nella nebbia, parenti che si dividono al confine tra Messico e Stati Uniti; e scrive anche la sua personale esperienza di attraversamento della Cortina di Ferro nel 1987. Gli attori in scena cercano di compiere un collegamento tra passato e presente, tra vecchie e nuove generazioni, tra il confine di ieri e quello di oggi, con una riflessione profonda sulla condizione umana nell’atto dell’attraversamento. – Elena Cotugno Comaneĉi

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Tratto dall’Inconscio degli Italiani

produzione Teatro dei Borgia
in collaborazione con Polo del ‘900 di Torino
Ideazione e regia Gianpiero Borgia
Giacomo Matteotti: Elena Cotugno
Benito Mussolini: Giovanni Guardiano

Tratto dall’inconscio degli italiani è una divertente ma inquietante indagine sull’Italia, sull’italiano, sull’uomo occidentale, su Caino e Abele, su Jekyll e Hyde, su Pinocchio e Grillo parlante, ma soprattutto su Mussolini e Matteotti” – Elena Cotugno

Vede al centro del lavoro, Giacomo Matteotti e Benito Mussolini, il loro scontro politico, il loro tempo, la tragica disgregazione della democrazia. Il percorso si dipana lungo il racconto degli anni dal 1915 al 1925: dall’incontro tra Matteotti e Mussolini al congresso di Ancona, passando per la nascita dei fasci di combattimento, la lotta politica tra socialisti e fascisti, il biennio rosso, la presa di potere fascista, il rapimento e l’uccisione di Matteotti fino all’Aventino e al discorso di Mussolini del 3 gennaio 1925 che costituisce l’atto istitutivo della dittatura fascista.
Questo spettacolo teatrale non è solo una rappresentazione ma è anche uno strumento di indagine storica. Seguendo gli eventi principali tra il 1915 e il 1925, Tratto dall’inconscio degli italiani utilizza fonti storiche e immagini del passato (discorsi, articoli, lettere, canti, poesie, slogan, vignette, manifesti).
Lo spettacolo esamina come il fascismo abbia usato la dimensione dell’irrazionale per creare dottrine politiche. Gli attori indagano attraverso la Storia l’inconscio di un popolo, esplorando come emerge la violenza o declina la democrazia.

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La Presidente

Un progetto di Elena Cotugno Comaneĉi e Gianpiero Borgia.

con Elena Cotugno Comaneĉi

drammaturgia Chiara Sfregola, Elena Cotugno Comaneĉi e Gianpiero Borgia

regia Gianpiero Borgia

artigiano dello spazio scenico Filippo Sarcinelli

produzione Teatro dei Borgia

Una giovane politica, di fede ecologista, affascinata dalla modernità, dal consenso social e dalla carriera, accetta una sfida lanciata dal suo avversario elettorale: vivere un’esperienza in solitaria nella natura selvaggia, documentandola in diretta sui propri canali. Un gesto mediatico, una “prova sacrificale” per conquistare la fiducia del popolo, sulla scia di imprese simboliche come la celebre nuotata di Beppe Grillo nello Stretto di Messina.
Isolata dal mondo, si ritrova immersa in una realtà aspra, essenziale, che spoglia ogni illusione: la natura diventa teatro di una resa dei conti interiore. L’impresa, che avrebbe dovuto sugellare l’adesione a temi ecologici e alla sostenibilità ambientale, si trasforma in un percorso ben più radicale e spiazzante: un viaggio a ritroso nelle pieghe della propria coscienza politica. Tappa dopo tappa, riaffiorano le contraddizioni, i compromessi, la mediazione costante tra l’ideale e il reale. È una formazione al contrario: dall’animale empatico all’animale politico. Nel silenzio e nella solitudine, la protagonista perde l’innocenza, smarrisce l’umanità e si ritrova guidata dal proprio tornaconto, mentre il confine tra bene comune e ambizione personale si dissolve. Gianpiero Borgia firma una parabola civile feroce e attuale che mette in discussione il rapporto tra potere, identità e comunicazione. In scena, Elena Cotugno incarna una protagonista che è anche metafora di un’Italia alienata, iperconnessa e disillusa, alla ricerca – forse inconsapevole – di un’appartenenza più profonda.

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Fottuti, Utopisti e Sognatori

progetto e regia Gianpiero Borgia
con Teresa Acerbis, Raffaele Braia, Marco De Francesca, Serena Di Gregorio, Sabino Rociola
spazio scenico Filippo Sarcinelli
direzione artistica Elena Cotugno
produzione Teatro dei Borgia

Fottuti, Utopisti e Sognatori è un progetto di Teatro dei Borgia nato dopo tre anni di laboratorio sui temi del lavoro e dell’essere artisti.
Lo spettacolo chiama direttamente in causa i cinque attori e attrici in un’opera che parla di creazione, di ispirazione, di sfruttamento, ma soprattutto di un’arte che necessita di spazio e tempo per la ricerca, e della lotta per ottenerli in un sistema che premia esclusivamente la produttività.
Il momento performativo, ludico divertente e frammentario, è costruito saccheggiando strutture drammatiche alle opere di Anton Cechov, che vengono poi ricomposte con l’innesto di stralci del CCNL dello spettacolo (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) e del Decreto Ministeriale che istituisce il Fondo Nazionale dello Spettacolo dal Vivo (Ex FUS).
In uno spazio teatrale denudato, ribaltato e reinventato, nel quale parte degli spettatori sono sulla scena e parte delle scene sono tra gli spettatori, si parte dalla condizione degli artisti per ragionare di opera e fatica, di ambizione e pigrizia, di ispirazione e sfruttamento, di stabilità e cambiamento come tratti intrinseci del rapporto tra umano e lavoro nella vita di tutti. Di Cechov restano filosofia e sentimento, ma per carità: Via le Betulle!

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